Il cimitero calabrese di Armo come testimonianza di compassione

In un mondo che erige muri, la conoscenza e l’educazione diventano strumenti potenti per costruire ponti e salvare vite. Il MAEC crede nel potere di avvicinare persone con background diversi in nome di un’umanità condivisa, spesso dimenticata e ignorata a causa di barriere linguistiche e culturali.

Lo scorso 17 Giugno una barca a vela alla deriva veniva individuata a circa 250 chilometri dalle coste di Roccella, in Calabria. Delle oltre 80 persone migranti a bordo non ne restavano che 12, partite una settimana prima da Bodrum, in Turchia. Tutti gli altri, inghiottiti dalle acque, vittime dell’ennesima tragedia nel mare che separa l’Europa dall’Africa e dal Medio Oriente.

Proprio in quei giorni, il Mediterranean Aid Education Center era in Calabria per seguire gli sviluppi e portare solidarietà alle comunità. La nostra Direttrice Regina Egle Liotta Catrambone è stata a Reggio Calabria per presentare il suo libro “Raccogliere il mare con un cucchiaino”, frutto di un decennio di storie raccolte in mezzo al mare e tra le persone migranti. Un libro scritto con il cuore, per far conoscere e assottigliare le distanze tra “noi” e “loro” ed umanizzare un fenomeno come quello migratorio, troppo spezzo sterilizzato dei suoi contenuti più “umani.”

Regine Egle Liotta Catrambone durante la presentazione del libro "Raccogliere il mare con un cucchiaino"
Regina Egle Liotta Catrambone durante la presentazione del libro “Raccogliere il mare con un cucchiaino”

La presenza di MAEC non era casuale; per la nostra organizzazione è essenziale educare ed informare così da poter creare consapevolezza e promuovere una narrazione più umana e informata sulle migrazioni. Diventa quindi un passaggio obbligato raccontare le storie dei migranti e le loro speranze, paure e sacrifici. Questo approccio può così contribuire a cambiare le percezioni pubbliche e promuovere politiche più inclusive e umane.

In un mondo che erige muri, la conoscenza e l’educazione diventano strumenti potenti per costruire ponti e salvare vite. Il MAEC crede nel potere di avvicinare persone con background diversi in nome di un’umanità condivisa, spesso dimenticata e ignorata a causa di barriere linguistiche e culturali.

Proprio qui in Calabria, spesso teatro di eventi tragici e di vite spezzate in cerca di un futuro migliore, una piccola scintilla di umanità e compassione ha trovato spazio in mezzo a tanta sofferenza. E’ il caso del cimitero di Armo, uno spazio dove le persone migranti morte in mare ed i poveri trovano un posto dove riposare ed avere degna sepoltura. Dove le differenze vengono azzerate e il colore, la razza, la religione, la nazionalità, sono ormai caratterizzazioni obsolete.

Il cimitero di Armo, in provincia di Reggio Calabria

In un lutto che unisce, il cimitero di Armo diventa un memoriale che rappresenta una testimonianza viva delle crisi umanitarie che caratterizzano il nostro tempo. Un potente luogo di memoria che fa riflettere sulle cause profonde delle migrazioni e delle povertà. Questo luogo di lutto collettivo non solo racconta storie di dolore e perdita, ma può diventare anche uno strumento di consapevolezza e coesione sociale. Una piccola scintilla di umanità e compassione che abbatte i pregiudizi e crea un senso di appartenenza condiviso di fronte al potere livellatore della morte.

L’auspicio è quello di trasformare la narrazione di queste tragedie in una lezione di empatia e solidarietà, promuovendo un futuro di maggiore solidarietà e inclusione.

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