Le Missioni MOAS ITALIA nel Sud-Est asiatico per fornire aiuti e assistenza umanitaria ai Rohingya

La prima missione nel 2017

Durante il 2017, MOAS ITALIA ha inaugurato la sua prima missione nel Sud-Est Asiatico creando la prima Aid Station a Shamlapur, in Bangladesh, dove arrivavano molti Rohingya in cerca di rifugio e salvezza dopo essere stati persecutati dalla giunta militare in Myanmar.

Il popolo Rohingya è un gruppo etnico indo-ariano apolide, principalmente di fede islamica, che risiede nello Stato di Rakhine, Myanmar. Prima del genocidio dei Rohingya nel 2017, che ha causato la fuga di oltre 740.000 persone in Bangladesh, si stima che in Myanmar vivesse una popolazione di circa 1,4 milioni di Rohingya.

Nel 2017, centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini si sono riversati in campi di fortuna dove l’accesso ai servizi igienici o alle cure mediche è scarso o addirittura inesistente. Ed è per questo, che in risposta alle impellenti necessità di assistenza medica, il team MOAS ITALIA ha approntato speciali Aid Stations per intervenire dove maggiormente necessario con forniture mediche e aiuti umanitari.

La prima Aid Station a Shamlapur era servita da una struttura satellite semi-permanente per un insediamento di fortuna, con una tenda completamente attrezzata dal punto di vista medico, oltre a fornire acqua e servizi igienici. Ogni giorno, il team medico di MOAS Italia, composto da un coordinatore, 10 dottori, 3 infermieri e 2 assistenti, si occupava del triage delle persone all’interno dell’insediamento. Coloro che venivano considerati in gravi condizioni venivano trasportati alla Aid Station, mentre un’ambulanza si occupava del trasporto di chi versava in condizioni critiche. Un team di professionisti della logistica si prendeva cura del funzionamento e dell’amministrazione della stazione 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

“Non si può rimanere indifferenti a chi soffre perché gli viene negata la possibilità di avere una vita dignitosa e sicura, né si possono ignorare abusi e violenze ovunque vengano commessi”, affermava Regina Catrambone, fondatrice e direttrice MOAS ITALIA. “Per questo con MOAS ITALIA abbiamo deciso di essere la voce di chi non ha voce e ci impegniamo ancora una volta ad assistere i più vulnerabili in un’area remota e quasi dimenticata. La solidarietà, la misericordia e la fratellanza non hanno frontiere, non si raccontano ma si vivono”.

La seconda missione

MOAS ITALIA nel 2020 ha poi avviato una seconda missione umanitaria, coordinando le proprie attività in Bangladesh con quelle di altre ONG ed agenzie sul campo secondo un meccanismo gestito dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) -il Gruppo di Coordinamento Infrasettoriale (Inter Sector Coordination Group-ISCG). Chi infatti si trova nei campi di fortuna, spesso non ha accesso all’assistenza medica vista la distanza dalle strutture mediche ufficiali e le condizioni estremamente precarie delle strade. Una delle priorità è inoltre contrastare le numerosi morti per annegamento nei bambini e adolescenti.

In Bangladesh, nei campi profughi dove vivono i rifugiati Rohingya fuggiti dalle torture e dalle violenze perpetrate in Myanmar, e specialmente nel distretto di Cox’s Bazar, la risposta a tali emergenza costituisce da anni una priorità. Quest’area del Bangladesh è interessata da inondazioni improvvise legate alla stagione dei monsoni e dei cicloni e, a causa delle competenze limitate e delle scarse attrezzature a disposizione, oggi non è possibile garantire adeguate condizioni di sicurezza per coloro i quali vivono all’interno dei campi profughi.

Nei campi profughi di Cox’s Bazar, la fascia più a rischio è quella compresa tra i 5 e i 17 anni. In gran parte dei casi i bambini e i ragazzi stavano giocando nei dintorni del loro rifugio mentre i genitori svolgevano le attività domestiche.

Grazie al finanziamento dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese, MOAS ITALIA, in collaborazione con il partner Helvetas, ha realizzato in Bangladesh un progetto di formazione per la sicurezza e il salvataggio in acqua destinato a 700 volontari, di cui 200 appartenenti alla comunità bengalese ospitante e 500 appartenenti alla comunità dei rifugiati Rohingya. Il corso ha fornito ai partecipanti elementi di base sui rischi legati alle alluvioni, la capacità di identificare le aree a maggior rischio e di operare in sicurezza nella prevenzione e nel salvataggio delle persone a rischio di annegamento.

Al termine del corso sono stati forniti ai partecipanti 700 throwbags e 28 bottle rings, dispositivi di salvataggio impiegati sia durante il training che successivamente in caso di necessità. La produzione dei dispositivi di salvataggio è stata realizzata a Cox’s Bazar all’interno del laboratorio appositamente adibito, dove sarte e sarti locali, molti dei quali avevano perso il lavoro a causa della pandemia di Covid-19, hanno potuto continuare a sostenere le proprie famiglie utilizzando materiali prodotti in loco.

Nonostante le sfide poste dalla diffusione della pandemia e le difficoltà causate dalle restrizioni introdotte per attenuare la corsa del virus, l’impegno sul campo è stato costante. In quel periodo così difficile, a seguito delle alluvioni che hanno colpito il Paese nel 2020, grazie alla cooperazione con il nostro partner, e con il prezioso sostegno del fondo dell’Otto per Mille dalla Chiesa Valdese, abbiamo potuto fare la differenza e salvare la vita delle persone più bisognose.

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